Joshua Tree National Park in California: due deserti in un parco
Il Joshua Tree National Park della California è immenso, misura quasi 800’000 ettari, ed è infinitamente variabile. Può sembrare poco accogliente, addirittura brutale durante i caldi periodi estivi, quando in realtà è un ambiente estremamente fragile e delicato.
[AdSense-A]
E’ una terra modellata dai forti venti, da improvvisi scrosci di pioggia e con condizioni climatiche estreme. Le precipitazioni sono scarse e decisamente imprevedibili. Gli alvei sono generalmente secchi e con ridotte pozze d’acqua.
Vista in estate, questa terra può apparire desolata e quasi morta, ma all’interno di questo ambiente arido sopravvivono sistemi viventi complessi in attesa del momento opportuno per riprodursi. Gli esseri viventi, vegetali o animali che siano, che popolano il parco non sono individualisti. Essi dipendono dal loro intero ecosistema per la sopravvivenza.
Il Parco Nazionale di Joshua Tree comprende due deserti, due grandi ecosistemi principalmente determinati dalla elevazione. Poche zone della Terra sono in grado di evidenziare il contrasto tra “deserto alto ” e “deserto basso” come questo parco Al di sotto dei 900 m, vi è il Deserto del Colorado (parte del deserto di Sonora), che occupa la metà orientale del parco ed è dominato da abbondanti cespugli di creosoto (Larrea tridentata). Si aggiungono anche piccoli arbusti di ocotillo e cactus del genere Cylindropuntia.
Al di sopra dei 900 m, si trova il Deserto del Mojave, leggermente più fresco e umido e situato nella parte occidentale del parco, che è il particolare habitat del Joshua Tree (Yucca brevifolia). Secondo la leggenda, i primi pionieri mormoni notarono una somiglianza tra i rami degli alberi di Joshua e le lunghe braccia di Giosuè, che li avrebbe accompagnati verso la terra promessa. Altri non dimostrarono la stessa fantasia e la stessa poesia. L’esploratore John Fremont, infatti, li descrisse come ” … gli alberi più ripugnanti del regno vegetale”.
Come isole in un mare desolato, le oasi offrono un drammatico contrasto con l’arido ambiente circostante. Cinque oasi di palme punteggiano il parco, indicando quelle poche aree in cui l’acqua affiora naturalmente in corrispondenza o in prossimità della superficie. Per questo motivo queste zone abbondano di fauna selvatica.
Il parco comprende alcune delle più interessanti manifestazioni geologiche che si possono trovare nei deserti della California. Aspre e contorte montagne rocciose e monoliti di granito testimoniano le forze che sono entrate in gioco per plasmare e formare questa terra. Ruscelli, spiagge, conoidi alluvionali, discese, frontoni, graniti, apliti e gneiss interagiscono per formare un mosaico gigante di immensa bellezza e complessità.
Nell’antichità, quando il deserto era molto più verdeggiante, si stabilirono i primi abitanti della zona sud-ovest, i membri della Cultura Pinto, che vissero nel Pinto Basin, ormai secco. Successivamente gli indiani viaggiarono attraverso questa zona in concomitanza con i raccolti di frutta secca, ghiande e frutti dei cactus, lasciandosi alle spalle pitture rupestri e ceramiche a dimostrazione del loro passaggio.
Alla fine del 1800 nel deserto giunsero i mandriani, che costruirono dighe per creare serbatoi di acqua. A loro seguirono i minatori che scavarono tunnel alla ricerca dell’oro. Questi tunnel non sono più visibili, ma sono rimaste le miniere di Lost Horse e Desert Queen, oltre al Keys Ranch.
Nel 1930 arrivarono i coloni, alla ricerca di terra libera e della possibilità di iniziare una nuova vita. Oggi molte persone si recano al parco in cerca di cielo terso, aria pulita, pace e la tranquillità, oltre alla quiete e alla bellezza che solo i deserti offrono.
Sebbene possa sembrare diversamente, la forza vitale del Joshua Tree National Park è decisamente presente e paziente. Nonostante sembri essersi arresa a questo ambiente a volte irrimediabilmente caldo e secco, la vegetazione di questo deserto si trova in sospeso, in attesa delle piogge e del clima moderato che attiveranno la sua crescita, riempiendo il parco di una moltitudine di colori.
Con il mitigarsi della luce del giorno e sotto il cielo notturno spuntano fuori un certo numero di animali del deserto generalmente sconosciuti. In attesa della diminuzione del calore del giorno, queste creature corrono, saltano, strisciano e scavano seguendo il ritmo lento della vita del deserto.
Sotto il sole luminoso e il cielo blu, i bighorn e le aquile reali aggiungono un’aria di maestosità particolare a questa terra.
Nonostante la sua durezza, il deserto è una terra di estrema fragilità. Un attimo di disattenzione può lasciare cicatrici durature o interrompere un intricato sistema di vita che esiste da moltissimi anni. Se visto dal ciglio della strada, questo deserto può appena accennare alla sua vita nascosta. A un osservatore attento, un piccolo bocciolo di fiore o la scia frenetica di una lucertola rivelano un luogo di estrema bellezza e vitalità.
Se avete del tempo a disposizione, visitate il Joshua Tree National Park; il deserto è un piacere da scoprire e può essere un ottimo rifugio per lo spirito umano.