Perché viene il singhiozzo? Gli scienziati sono divisi
Il singhiozzo è un fenomeno tanto fastidioso quanto strano. Praticamente chiunque lo sperimenta almeno una volta nella vita, compresi cani, gatti, cavalli e topi. Il singhiozzo è stato osservato anche a livello fetale ed è un fenomeno normale nei neonati. E sebbene gli scienziati siano pienamente consci di come si verificano queste contrazioni involontarie, sono ancora un po’ perplessi su perché viene il singhiozzo.
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Il singhiozzo si verifica con la contrazione improvvisa del diaframma, un muscolo a forma di cupola che separa il torace dall’addome. Il termine medico più corretto per definire il singhiozzo è “singulto”. Secondo NHS Coiches non ci sono fattori scatenanti evidenti che possa portare al singhiozzo, ma sembra essere più probabile che si verifichi quando si beve alcol o bevande a elevato contenuto di gas, oppure se si sta fumando o se si ha mangiato qualcosa troppo in fretta.
Non sembra però esserci un reale rapporto di causa ed effetto tra queste abitudini e l’insorgere del singhiozzo e anche i rimedi per farlo passare, seppur numerosi, si basano soprattutto su prove aneddotiche… che però il più delle volte funzionano.
Alcuni ricercatori hanno suggerito che il singhiozzo sia una lieve forma di epilessia ma, sebbene questa possa essere una buona spiegazione in caso di singhiozzo patologico, non può essere una corretta spiegazione per motivare l’insorgere del singhiozzo in un individuo sano.
Il singhiozzo nel feto
In uno studio del 1997 pubblicato sulla rivista Gut, i ricercatori Peter Kahrilas e Guoxiang Shi hanno esplorato l’ipotesi che il singhiozzo sia un “esercizio respiratorio”. Può infatti servire nel feto a preparare e rafforzare i muscoli per la respirazione dopo il parto. Un’altra teoria suggerisce che il singhiozzo nel feto insorga per espellere il mecomio, le prime feci prodotte dal neonato, che possono venire respirate per sbaglio durante i periodi di sofferenza fetale.
Entrambe queste teorie presentano però dei problemi, sottolineati anche da Daniel Howes in un articolo pubblicato su Bioessays nel 2012. Secondo Howes, è improbabile che le brevi contrazioni che si verificano durante eventi sporadici e ridotti possano avere degli effetti benefici significativi sui muscoli respiratori del feto. Per quanto riguarda il mecomio, invece, lo scienziato suggerisce che la risposta respiratoria dovrebbe partire ad un livello più profondo delle vie aeree.
Qual è l’origine del singhiozzo
In uno studio del 2003, pubblicato ancora su Bioessays, un gruppo di scienziati guidato da Christian Straus ha ipotizzato che il singhiozzo sia uno strascico del nostro passato evolutivo. Sembrerebbe infatti provenire dai nostri antenati anfibi, ricalcando il meccanismo di respirazione delle rane. Probabilmente la contrazione del diaframma e la chiusura della glottide servivano ai primi anfibi ancora in possesso delle branchie a tentare i primi respiri. Qualcosa di simile succede ancora tutt’oggi: quel misterioso spasmo che molti di noi trovano fastidioso è vitale per gli anfibi, dal momento che serve a spingere l’acqua attraverso le branchie e bloccarla prima che entri nei polmoni.
Seppure non più in possesso delle branchie, i circuiti cerebrali di controllo per questa operazione sembrerebbero essere ancora presenti. A sostegno di questa teoria, Straus e colleghi hanno evidenziato una somiglianza tra il singhiozzo e la ventilazione delle branchie in animali come i girini. La frequenza della respirazione branchiale nei girini viene ridotta da un aumento della concentrazione di CO2, così come un aumento di CO2 sembra diminuire la frequenza del singhiozzo. Non per niente tra i rimedi per il singhiozzo si consiglia anche di respirare in una busta di carta.
Il singhiozzo nei neonati
Ma perché ci portiamo dietro questa reliquia evolutiva? A cosa serve davvero il singhiozzo? Alcuni ricercatori suggeriscono che ci sia stato un adattamento di questa contrazione nei mammiferi per aiutarli a imparare a succhiare. Secondo Straus e colleghi, infatti, il singhiozzo e la suzione hanno meccanismi analoghi, motivo per il quale il meccanismo neurale alla base del singhiozzo potrebbe essere stato mantenuto. La chiusura della glottide aiuta il neonato a ingoiare il latte e ne previene l’ingresso nei polmoni.
Howes, però, non è convinto di questa ipotesi e sostiene che la maggior parte dei muscoli che innescano il riflesso del singhiozzo non sono coinvolti nell’allattamento. Ritiene che sia più probabile che il singhiozzo sia stimolato dalla presenza di aria nello stomaco, tanto è vero che questa contrazione involontaria è più comune nei bambini che negli adulti. Howes suggerisce che il singhiozzo sia un meccanismo importante per aiutare i neonati, che con l’allattamento ingoiano molta aria, ad espellerla dallo stomaco, permettendo loro di consumare un maggior volume di latte.
Anche se tutte queste teorie forniscono delle risposte molto interessanti alla domanda “Perché viene il singhiozzo?”, sfortunatamente non c’è ancora una risposta definitiva. Ovviamente resteremo tutti con il fiato sospeso.
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